Fiat Abarth 124 Rally

La Fiat Abarth 124 Rally consentì alla Casa torinese di lanciarsi con successo nel mondo delle corse, conseguendo quattro secondi posti nel Campionato Mondiale Rally Costruttori (1972, 1973, 1974 e 1975); ma, soprattutto, contribuì a modificare l’immagine della Fiat, fino a quel momento vista come produttrice di tranquille berline destinate alle famiglie.

La Fiat non aveva mai creduto all’attività agonistica svolta in prima persona: dalla metà degli anni 50 la Casa aveva delegato l’attività sportiva all’Abarth, concordando un compenso per ogni successo ottenuto dalla fabbrica di Corso Marche. Questo accordo, date le continue vittorie della Casa dello Scorpione, non fu un vero affare per la Fiat che, nel 1970, piuttosto che rinegoziare il contratto preferì acquistare il marchio e le attività dell’Abarth.
Divenuta padrona in casa dello Scorpione, la Fiat decise di impegnarsi seriamente nel mondo dei rally, ritenuti particolarmente idonei a mostrare la qualità e l’affidabilità delle sue auto. La decisione della Casa torinese fu presa a fronte di una presenza ormai evidente delle berline, le Fiat 125 e 124 Special e Special T, e, dal 1968, della 124 Sport Spider nei rally più importanti: quest’ultima, non ancora preparata dall’Abarth ma già competitiva, consentì al duo Paganelli-Russo di vincere il Campionato Italiano Rally nel 1970.
I primi successi della 124 Sport Spider avevano spronato la Fiat prima a fornire la necessaria assistenza ai clienti che desideravano correre, poi a creare una propria squadra corse, di cui negava ufficialmente l’esistenza. La Fiat però venne smascherata grazie a delle fotografie che mostravano come le auto portate in gara dalla Casa torinese avessero le targhe precedute dalla sigla TO e formate da numeri in perfetta sequenza. A questo punto, la Fiat dovette uscire allo scoperto: nel 1972 mise in vendita un kit da rally per le 124 Sport Spider 1600, che così divennero più competitive, ma evidenziarono anche problemi ai freni e alle sospensioni posteriori ad assale rigido. All’Abarth si decise di intervenire su questi aspetti e di produrre 500 esemplari del modello modificato, per ottenere l’omologazione FIA per le corse: il prototipo della futura Fiat Abarth 124 Rally, in forma statica e senza marchio dello Scorpione, fece il suo debutto al Salone di Ginevra il 7 marzo 1972 allo stand di Pininfarina, poco dopo che la squadra corse della Fiat aveva fatto il suo debutto ufficiale nel Mondiale al Rally di Montecarlo con le Spider Sport preparate dall’Abarth, ancora con le vecchie sospensioni posteriori ad assale rigido e senza lo Scorpione sul muso.
La vera Fiat Abarth 124 Rally debuttò sul mercato nel novembre del 1972. La produzione raggiunse ben presto l’obiettivo dei 500 esemplari necessari per l’omologazione nella categoria Gran Turismo Speciale Gruppo 4. Visto che la domanda consentiva ulteriori obiettivi, la produzione andò avanti e, nella primavera del 1973, si superarono i 1000 esemplari, sufficienti per l’omologazione nella categoria Gran Turismo di Serie Gruppo 3. In totale furono prodotte 1013 vetture. Bianco, azzurro e rosso erano le tinte di serie per la 124 Abarth Rally, tutte abbinate a cofani, tetto, parafanghi, brancardi e finiture in nero antiriflesso.

Immagine © Fornino Racing
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A livello estetico le modifiche rispetto alla 124 Sport Spider “base” erano condizionate dall’esigenza di contenere il peso in 938 kg, ottenuti con l’adozione di cerchi in lega leggera, tetto e cofani in vetroresina, lunotto in plexiglas rigido, portiere in alluminio, rostri in gomma in luogo dei paraurti, eliminazione di cromature e dello stemma Fiat posteriore e con un tappo stile racing al posto dello sportello per il rifornimento. A completare il tutto parafanghini aggiuntivi (di colore nero), prese d’aria sotto la calandra e lo scarico Abarth a due tubi. Anche l’interno era stato snellito grazie all’eliminazione di componenti non necessari nelle competizioni (come i braccioli alle porte, la consolle nel tunnel e lo sportello nel cassetto porta-guanti) ed era stato reso più sportivo adottando volante in pelle, plancia d’alluminio anodizzato invece che rivestita in legno e, a richiesta, sedili Recaro.
Le modifiche meccaniche riguardavano il motore e le sospensioni. Il propulsore era un quattro cilindri in linea di 1756 cc, a otto valvole, due alberi a camme, alimentato con due carburatori doppio corpo Weber, capace di produrre, nella versione stradale, 128 CV a 6200 g/min per una velocità massima di 190 km/h, cavalli che salivano a 170 nella prima versione da corsa. Per quanto riguarda le sospensioni, occorre dire che le anteriori erano indipendenti, a bracci oscillanti con puntoni di reazione, con molle elicoidali, ammortizzatori idraulici e barra stabilizzatrice; quelle posteriori, di diverso avevano dei montanti telescopici incorporati con gli ammortizzatori idraulici e una barra antirollio registrabile. Il differenziale era stato sospeso in tre punti, i semiassi avevano adottato due giunti omocinetici per lato. I quattro freni erano a disco con servofreno, le  ruote avevano un grado e mezzo di camber negativo da fermo, che, in curva, aumentava in funzione del rollio nella ruota interna. Tutte queste caratteristiche contribuivano a rendere la Fiat Abarth 124 Rally un’auto molto reattiva, efficace in gara e divertente nella guida anche per chi non era un pilota di professione. Il motore di serie, da 128 CV, si rivelò da subito molto sportivo, con un sound che era un miscuglio di marmitta Abarth, risucchio dell’aspirazione e sibili del differenziale, ma non penalizzava nella guida ai bassi regimi, in quanto era particolarmente elastico.
Come detto, la prima versione da corsa aveva 170 CV; il primo passo verso la massima competitività si ebbe con la versione 1850, avente un motore di 1839 cc con potenza di 195 CV, che fece il suo debutto al Rally di San Martino di Castrozza nel settembre del 1973. Poi fu la volta della versione 2000 16V (riconoscibile dalle prese d’aria sul cofano) con cilindrata di 1946 cc e potenza di 200 CV, che debuttò nell’ottobre del 1973 al Giro d’Italia.
Nel 1974 tutte le sospensioni adottarono due ammortizzatori per ruota e la calandra di alcuni esemplari fu allargata per consentire l’alloggiamento di due fari di profondità alle estremità. Nello stesso anno apparvero anche il serbatoio di sicurezza Pirelli, il “tetto atermico”, realizzato con un materiale più leggero, e il radiatore dell’olio, montato sul parafango sinistro sotto una presa d’aria, riprodotta per simmetria anche sul parafango destro. Nel 1975 venne montata la seconda coppia di fari di profondità sul cofano motore, l’alimentazione divenne a iniezione, cosa che consentì al propulsore 2000 16V di raggiungere la potenza di 215 CV, e vennero installate delle prese d’aria più alte nelle versioni con motore a 16 valvole.

Immagine © Abarth

Nel Campionato Mondiale le Fiat Abarth 124 Rally ufficiali cambiarono tre livree. Nel 1973 erano rosse con le consuete finiture nere e con l’aggiunta di bande laterali bianche bordate di nero. A metà stagione anche la parte superiore del tetto diventò bianca. Nel 1974 si adottò il rosso aragosta opaco per il corpo vettura, con tetto rosso aragosta bordato di verde mela come i parafanghi e i brancardi. Nel 1976, infine, lo sponsor Olio Fiat portò il blu per il corpo vettura con elementi di contrasto gialli e questa fu la modifica più visibile dell’anno, in quanto l’avventura della 124 era praticamente terminata.

All’attivo, uno storico poker di secondi posti nel Campionato Mondiale Rally Costruttori (dal 1972 al 1975), numerosi piazzamenti, ma solo tre successi in singoli rally: il primo nel 1973 al Rally della Polonia con Achim Warmbold, il secondo nel 1974 al Rally del Portogallo con Raffaele Pinto, il terzo nel 1975, sempre in Portogallo, con Markku Alen.
La partecipazione, nel gennaio del 1976, al Rally di Montecarlo fu l’ultima grande vetrina per la Fiat Abarth 124 Rally: la Casa torinese aveva già deciso di sostituirla con la Fiat Abarth 131 Rally.

Immagine © Fornino Racing
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